lunedì 27 giugno 2011

Disuguaglianze metropolitane


Quando ero un giovane militante avevo inventato un gioco mentale per mettermi di buon umore. Allora si usava andare quasi tutte le sere dalla sede centrale del partito verso la periferia, dove erano le nostre roccaforti elettorali. Lungo il viaggio mantenevo fisso lo sguardo dal finestrino dell'autobus verso la strada e al susseguirsi dei palazzi associavo l'aumento degli elettori di sinistra. Oggi, per avere la stessa sensazione devo fare un'inversione di marcia.
A volte faticavo a trovare il luogo dell'assemblea. In quelle periferie diradate era infatti difficile darsi un appuntamento. Gli spazi erano estesi e senza differenze sia nei quartieri dei palazzoni legali sia nelle borgate delle casette abusive. Oggi, al contrario le nostre roccaforti elettorali sono nella città consolidata, dove è proprio l'alta densità a creare le differenze e le opportunità del riconoscimento.
Infine, trovavo in quelle assemblee quasi sempre problemi nuovi da discutere. La periferia era allora in continua espansione e l'arrivo di nuovi ceti sociali forniva occasioni per la partecipazione popolare. Oggi, al contrario, le fortune elettorali della sinistra sono collocate nei vecchi quartieri, sia quelli di provenienza borghese sia quelli della periferia storica riscoperti dagli stili di vita della classe creativa.