domenica 23 dicembre 2012

La forza delle Primarie

Mi sono candidato alle primarie anche perché sono stato sempre convinto della bontà di questa procedura democratica.

Se le avessimo fatte nel 2006 avremmo vinto con ampio margine le elezioni e il governo Prodi sarebbe durato l'intera legislatura. Dare la parola ai propri elettori per scegliere la classe politica mentre la destra lo impediva sarebbe stato un modo efficace per organizzare l'indignazione popolare contro il Porcellum.

Anche nelle elezioni del 2008 le primarie avrebbero aiutato Veltroni a salire più in alto. Mi ricordo che lo proposi nella direzione regionale del Pd, ma trovai una fiera resistenza da tanti dirigenti che oggi si spellano le mani ad applaudire la decisione di Bersani. Infine tornai alla carica nell'estate scorsa e fui incaricato dal commissario Vannino Chiti di coordinare un gruppo di lavoro per elaborare un regolamento.

Esaminammo tutti i problemi tecnici con largo anticipo e trovammo le soluzioni adeguate, scrivendo un regolamento basato su collegi più piccoli che favoriscono l'accesso dei candidati e riducono l'effetto delle macchine elettorali (vedi sotto). Ricevemmo molti complimenti, ma la proposta fu rapidamente archiviata. Poi si è arrivati in emergenza a improvvisare regole che lasciano molto spazio alle cordate elettorali e mettono in difficoltà i candidati che  fanno affidamento solo sulla propria credibilità.


Comunque, meglio tardi che mai, meglio imperfette che niente. Quindi partecipate tutti alle primarie. Poi avremo tempo per migliorare le regole, anche sulla base di questa esperienza. E soprattutto, vincendo le elezioni avremo finalmente la possibilità di cancellare il Porcellum e approvare una vera riforma elettorale a doppio turno di collegio.

Di seguito le mie proposte dell'epoca.




La riforma elettorale costituisce un obiettivo prioritario del Partito Democratico. A tal fine i gruppi parlamentari hanno presentato un innovativo disegno di legge e sono impegnati a creare le condizioni per un confronto con gli altri partiti. L'iniziativa parlamentare deve essere accompagnata da una vera e propria campagna politica, mobilitando i cittadini che hanno firmato la proposta del referendum e facendo sentire la pressione popolare verso le forze politiche che vorrebbero conservare la vergogna dell'attuale legge elettorale. Il Porcellum è un frutto avvelenato del berlusconismo, costituisce un'evidente violazione dei principi costituzionali - come la stessa Corte ha evidenziato - ed ha sottratto a milioni di italiani la libertà di scegliere i parlamentari.
Se malauguratamente dovesse rimanere in vigore il PD restituirà almeno ai propri elettori la libertà di scelta dei parlamentari mediante l’organizzazione di apposite primarie. Occorre quindi prepararsi a questa evenienza affinché non accada che per ragioni di tempo non si possa procedere alla consultazione. Si deve purtroppo ricordare che in passato proprio la questione dei tempi stretti è stata l’unica argomentazione addotta per non svolgere le primarie.
D’altronde impegnare il partito fin da ora nella discussione sulle regole è un modo per sottolineare l’importanza che il PD attribuisce alla riforma elettorale e alla necessità di restituire lo scettro agli elettori nella selezione della classe politica. Tutto ciò non può che dare maggiore forza alla battaglia in corso per l’approvazione di una nuova legge elettorale.
L’Unione Regionale del PD Lazio vuole portare un contributo innovativo al dibattito nazionale sulle forme di consultazione per le liste elettorali, anche in riferimento all’attuazione dell’articolo 19 dello Statuto. A tal fine il Commissario Vannino Chiti ha istituito un’apposita commissione con l’incarico di elaborare le linee direttive di un regolamento per lo svolgimento delle primarie dei parlamentari. La commissione dopo un’approfondita e proficua discussione ha elaborato le seguenti proposte.

a) Le procedure per la selezione delle candidature alle primarie e per la definizione delle liste, nonostante la complessità della materia, dovranno essere semplici, in modo da consentire una facile comprensione da parte degli elettori, e cogenti, in modo da garantire il rispetto della volontà dei cittadini. Soltanto a queste condizioni si potrà ricostruire la fiducia verso la politica e nel contempo conquistare un vantaggio competitivo per il Partito Democratico.


b) Come prevede lo Statuto, il regolamento dovrà garantire non solo la più ampia consultazione democratica, ma anche il raggiungimento di due obiettivi fondamentali per la qualità della lista degli eletti: la parità di genere e la rappresentatività territoriale.


c) La dimensione dei collegi per le primarie costituisce l’aspetto più controverso della proposta. I collegi del Porcellum sono troppo estesi per consentire una competizione paritaria e finirebbero per favorire i candidati maggiormente dotati di strumenti operativi e comunque limiterebbero il ricambio dei parlamentari. Per contro, l’adozione di collegi troppo piccoli, ad esempio della dimensione prevista dalla legge elettorale Mattarella, presenta altri inconvenienti nel trasferimento dei risultati del voto degli elettori dal “collegio piccolo” al “collegio grande”, determinando nella formazione della lista o forzature che verrebbero facilmente interpretate come mancato rispetto del giudizio dei cittadini o l’impossibilità di garantire la parità di genere. Nella regione Lazio la ricerca di un equilibrio tra le diverse e contraddittorie esigenze porta alla definizione di un numero di collegi pari a 12, cosi distribuiti: Roma città, 5 collegi; Roma provincia, tre collegi; Frosinone, Latina, Rieti e Viterbo, un collegio per ogni provincia. Questa ripartizione assicura una dimensione sostanzialmente omogenea dei collegi (circa 400mila elettori), con le sole eccezioni di Rieti e Viterbo, i quali hanno dimensioni inferiori ma sono indispensabili per garantire la rappresentatività dei territori.

d) La lista dei candidati ai due rami del Parlamento sarebbe formata per i due terzi dal risultato delle primarie - che dovrebbe garantire il rispetto del giudizio degli elettori, la parità di genere e la rappresentanza territoriale - e per un terzo dalle valutazioni degli organi dirigenti del Partito che dovrebbero comprendere anche le candidature relative a criteri di rappresentatività di sociale e culturale o di competenze necessarie per l’efficace esercizio dell’attività parlamentare.

e) Il regolamento dovrà prevedere meccanismi di formazione delle graduatorie dei risultati delle primarie che incentivino sia i candidati che le strutture del Partito (Federazioni e Circoli) non solo all’ottenimento del maggior numero di preferenze e al sostegno di questa o quella candidatura, ma soprattutto all’impegno a favorire la massima partecipazione degli elettori.

f) In base ai risultati della consultazione si formeranno sia le graduatorie dei candidati all’interno dei collegi sia la graduatoria tra i collegi, secondo i seguenti criteri:
1) per ogni collegio vengono formate due distinte liste costituite dalle candidate donne e dai candidati uomini in ordine di voti ottenuti;
2) la graduatoria dei collegi sarà costituita secondo il tasso di partecipazione dei cittadini alle primarie; questo dato per ciascun collegio verrà pesato con la percentuale di voto al PD nelle ultime elezioni e con il numero degli elettori rispetto al totale.

g) Utilizzando tali graduatorie, entreranno nelle liste per le elezioni politiche tutti quei candidati necessari a coprire la quota di posti (i due terzi) spettanti alle candidature scelte tramite consultazioni primarie. Le liste di Camera e Senato saranno formate alternando una candidata donna e un candidato uomo in modo da assicurare la parità di genere nella composizione finale, secondo la graduatoria dei collegi.

h) Le modalità di svolgimento delle consultazioni primarie ed i criteri di presentazione e selezione delle candidature dovranno assicurare la coerenza tra il programma politico del Partito Democratico e la formazione delle liste; in particolare i singoli candidati dovranno sottoscrivere le linee programmatiche del Partito e impegnarsi a sostenerle nel corso di tutta la campagna elettorale, impegnandosi altresì al rispetto del Codice etico e del Codice di responsabilità degli eletti e degli amministratori democratici. Ogni candidatura dovrà essere sottoscritta da una congrua percentuale di iscritti al PD, ad esempio il 20%.

i) E' opportuno che il regolamento nazionale consenta alle singole Unioni regionali un margine di autonomia per adattare la normativa alle specificità territoriali, specialmente per quanto riguarda la definizione dei collegi.

Una dimensione dei collegi così ampia comporta la previsione di regole molto rigorose per i comportamenti dei candidati, che obblighino al massimo di sobrietà nello svolgimento della campagna elettorale in modo da consentire la partecipazione di candidati giovani e privi di consistenti risorse economiche, e che prevedano l’esclusione dalle liste di coloro che non si attengano scrupolosamente all’osservanza di queste regole. Si propone una soluzione drastica per questo problema affidando all'organizzazione di partito il compito di far conoscere i candidati agli elettori ed escludendo forme dispendiose di propaganda individuale come manifesti, televisioni o eventi. E' fatto in ogni caso divieto ai dirigenti e ai quadri del PD di utilizzare risorse finanziarie e organizzative, mezzi di comunicazione interna o personale dipendente del partito per promuovere
specifiche candidature.

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