martedì 13 ottobre 2015

Ho fatto un sogno costituzionale

Riporto di seguito il testo della mia dichiarazione di voto contrario alla legge di revisione costituzionale, pronunciata in Senato oggi, 13 Ottobre 2015.

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Signor presidente, ho fatto un sogno, mi consenta di raccontarlo. Ho sognato che veniva qui Matteo Renzi, come segretario del partito di maggioranza relativa, non come capo del governo, e proponeva una semplice riforma: eliminazione del Senato, dimezzamento del numero dei deputati e riduzione del numero delle Regioni.

Nel sogno, il Parlamento ne discuteva in spirito costituente e apportava due condizioni: 1) legge elettorale basata sui collegi uninominali per consentire agli elettori di guardare in faccia gli eletti; 2) garanzia di maggioranze qualificate nella legislazione sui diritti, le regole, l'informazione, la giustizia, l’etica, la guerra. Il risultato era limpido: un governo in grado di attuare il programma, più un Parlamento autorevole, uguale una democrazia italiana finalmente matura.


Fine del sogno - non è andata così, anzi: il Senato ridotto a “dopolavoro” del ceto politico locale; la sottrazione di poteri alle Regioni in cambio di scranni senatoriali; la conservazione dei 630 deputati, il numero più alto in Europa - almeno per decenza togliete la parola riduzione dal titolo di questa legge.

venerdì 9 ottobre 2015

Sulla riduzione del numero delle Regioni


Ieri sono intervenuto in Senato per proporre la riduzione del numero delle Regioni. Purtroppo il governo non ha accettato il mio emendamento, ma si è limitato ad accogliere un generico ordine del giorno privo di cogenza normativa. Di seguito le motivazioni e il testo.

L'emendamento propone di istituire una commissione bicamerale per la riduzione del numero delle Regioni. Sarebbe la vera riforma da realizzare, una priorità per il Paese attesa da tanto tempo. Invece, il provvedimento al nostro esame si limita a rimestare l'esistente, rendendo ancora più complicato e conflittuale il rapporto tra Stato e Regioni.

Le sfide della globalizzazione richiedono un modello istituzionale più compatto. È necessario un sistema-paese unito e cooperativo. La crisi italiana dell'ultimo ventennio deriva in grande parte dalla frammentazione delle decisioni e da comportamenti divergenti tra i diversi soggetti istituzionali. La riduzione del numero consentirebbe una migliore integrazione tra politiche nazionali e progetti locali. Sarebbe il modo migliore per rafforzare la proiezione internazionale di entrambi i livelli.

martedì 6 ottobre 2015

Come si discute sulla Costituzione


Sono intervenuto oggi nell'aula del Senato nel vano tentativo di ricostruire un clima civile. Sarebbe necessario nella discussione sulla Costituzione, e anche utile per far emergere la vera posta in gioco. Purtroppo la proposta non è stata recepita, almeno finora. Ecco il testo del mio intervento:

Signor presidente, onorevoli senatori,

nessuno di noi si deve rassegnare alla mancanza di dialogo in argomento costituzionale. Anche chi pensa di aver fatto di tutto deve cercare ancora di modificare il clima negativo di questa sessione del Senato.
Mettiamo da parte per un momento il rimpallo di responsabilità e cerchiamo di capire se è possibile fare un passo avanti. Non chiedo di ignorare quanto è accaduto, ma nessuna forzatura può giustificare altre forzature.
Voglio essere chiaro, credo sia stato un errore, grave prima di tutto sul piano politico, quello commesso da una parte delle minoranze con l'alluvione emendativa.

Ritengo altresì che la maggioranza, proprio in virtù della sua forza deliberativa, debba essere più interessata di altri a portare a termine il provvedimento in un clima sereno. Abbiamo già migliorato in alcuni punti il testo e altri emendamenti sono stati illustrati dalla presidente Finocchiaro. Domando: oltre quelli annunciati ci sono altri articoli che possono o debbono essere migliorati. Mi pare difficile negarlo. Se non altro sul piano tecnico sono evidenti alcune incongruenze, ad esempio l'articolo 39 o la mancanza di una norma di chiusura del procedimento legislativo, come ha spiegato stamane il senatore Quagliariello. E poi forse tra tutte le proposte avanzate dalle minoranze ci saranno pure soluzioni ragionevoli che possano arricchire il testo con piena soddisfazione di tutti. Ad esempio sulle competenze del Senato, sulla garanzia degli organi costituzionali il Quirinale in primis, sul titolo V.

Bene, allora prendiamoci un'altra ora di dibattito generale; un esponente della maggioranza esponga gli ulteriori miglioramenti che si intende apportare, si svolga un confronto proficuo con le minoranze, le quali potrebbero ritirare molti emendamenti inutili e concentrare l'attenzione sulle questioni dirimenti; si mantenga ferma la scadenza del 13 ottobre per l'approvazione, riorganizzando il dibattito dei prossimi giorni sugli argomenti principali secondo un programma concordato nella conferenza dei capigruppo, senza continuare a scaricare le tensioni politiche sulla presidenza del Senato.

Chiedo soprattutto al mio partito di prendere l'iniziativa di conciliazione. Ho partecipato alla discussione interna e tutti hanno sostenuto che l'unità del Pd avrebbe aiutato il confronto con gli altri partiti. Bene è il momento di farlo vedere. Non dobbiamo dare l'impressione che la nostra unità chiuda il dibattito.

Il primo partito dell'assemblea non lo è solo sul piano numerico. Il primo partito è quello che più di altri si spende per cercare la massima condivisione sulla scrittura della Costituzione.